Cosa significa creare una content strategy?

Cosa significa creare una content strategy?

L’errore è simile, non cambia mai: ogni soggetto (che sia azienda, freelance o libero professionista) confonde la creazione dei contenuti con l’attività di blogging. Devi creare contenuti? Inaugura un blog e inizia a scrivere: semplice. In realtà non è così che funziona: già da qualche tempo (e dopo l’intervento di Valerio Notarfrancesco al Webreevolution il concetto è ancora più chiaro) creare una  content strategy non vuol dire solo pubblicare articoli nel blog aziendale.   Questo è sicuramente uno dei punti di forza perché con la creazione e la pubblicazione di post puoi dar forza alla tua presenza online con uno strumento (apparentemente) semplice e immediato. Ma questo non basta: creare una content strategy vuol dire abbracciare tutti i canali necessari per ottenere i risultati sperati.  Però vuoi iniziare dal blog perché è un buon punto di partenza. Devi solo scrivere in fin dei conti, giusto? Sbagliato. La creazione di un blog che faccia parte di una content strategy è subordinata alla riflessione che fa da base all’intera azione: chi vuoi raggiungere? Prima di pubblicare il primo articolo, infatti, devi conoscere i tuoi lettori. E li devi conoscere bene. Uno a uno. No, questo è un obiettivo assurdo ma il succo è questo: non puoi scrivere alla cieca, e più in generale non puoi creare una content strategy senza avere come riferimento un lettore ideale.  Lettore ideale che, ben inteso, non esiste. Lo puoi immaginare prendendo come riferimento le informazioni che i potenziali utenti del tuo blog lasciano in rete: nei commenti dei blog di settore, nei forum, sui social (ma anche nelle statistiche).  Quindi il primo step per creare una buona content...
Come (tentare di) diventare Influencer

Come (tentare di) diventare Influencer

Ti piacerebbe essere Influencer? Sai, questa è una delle definizioni più introverse del web: uno specialista è una persona che si è concentrata su un determinato argomento, e ha fatto dei corsi per diventare sempre più esperto in un determinato settore. Ma un Influencer cosa è? Ha delle competenze? Spesso viene accusato di scarsa competenza, e […]

Ti piacerebbe essere Influencer? Sai, questa è una delle definizioni più introverse del web: uno specialista è una persona che si è concentrata su un determinato argomento, e ha fatto dei corsi per diventare sempre più esperto in un determinato settore. Ma un Influencer cosa è? Ha delle competenze? Spesso viene accusato di scarsa competenza, e viene rinchiuso in quella macro categoria dai risvolti negativi che risponde al nome di “guru”. Oggi, sul web, essere un guru vuol dire darsi delle arie, avere troppe cose da fare per mischiarsi con la plebe. In realtà non è così: l’influencer è una persona che viene seguita da un pubblico più o meno vasto e che viene apprezzata per le proprie idee o azioni. Io posso essere un influencer per un pubblico ristretto o vasto. Ed è proprio questa è la chiave: individuare un pubblico e parlare. Non pontificare, non dettare leggi e regole. L’influencer ha seguito un percorso, e mentre oggi appare inarrivabile in passato era un comune mortale che muoveva i primi passi nel social web. Ciò che ha fatto la differenza tra l’attuale influencer e tutti gli altri si ritrova in pochi elementi: la sua capacità di comunicare con un pubblico ben preciso, la presenza di idee chiare e non riciclate, la capacità di produrre e condividere contenuti di qualità. Perché comunicare con un pubblico è importante? Perché rivolgi lo sguardo a una persona ben precisa, e fai in modo che quest’ultima possa rivedere in te la sua persona. Io mi identifico nell’influencer, vorrei avvicinarmi a lui o a lei perché somiglia a me ma con una marcia in più....
8 dettagli di Twitter che forse non conosci

8 dettagli di Twitter che forse non conosci

Che sarà mai Twitter? Un social network basato su una manciata di caratteri e con due o tre comandi non può essere difficile da utilizzare. E magari da spingere al massimo per creare interazioni virtuose. Così pensi anche tu? Mi dispiace, stai sbagliando. E stai sbagliando anche alla grande. Le realtà apparentemente semplici, nella maggior […]

Che sarà mai Twitter? Un social network basato su una manciata di caratteri e con due o tre comandi non può essere difficile da utilizzare. E magari da spingere al massimo per creare interazioni virtuose. Così pensi anche tu? Mi dispiace, stai sbagliando. E stai sbagliando anche alla grande. Le realtà apparentemente semplici, nella maggior parte dei casi, nascondono una miriade di dettagli che devi conoscere per sfruttarle al massimo. Questo vale anche per Twitter, sai? 1. La ricerca avanzata Quando cerchi qualcosa su Twitter puoi sfruttare la ricerca interna, una ricerca che offre una versione avanzata per definire con maggior precisione i risultati. Questa ricerca avanzata si basa su una serie di operatori (simili a quelli di Google) che possono essere applicati anche alla ricerca base grazie alle giuste combinazioni. 2. Widget speciali Molti usano i widget ufficiali di Twitter per mostrare i propri messaggi sul blog o sul sito web. La classica cronologia, ecco, ed è un’ottima soluzione. Non tutti sanno, però, che Twitter propone anche altri widget: tra questi ci sono i moduli per mostrare i preferiti, un determinato hashtag (perfetto per gli eventi live), una lista, una ricerca, una cronologia personalizzata. Ti piacciono? Li puoi attivare e modificare da questa pagina. 3. Non solo retweet Di solito usiamo Twitter per creare conversazione, ma soprattutto per spingere i nostri contenuti. Ci sono diversi pulsanti (con o senza counter) per condividere un post su Twitter. Il migliore, almeno in termini di usabilità ed efficacia, è sicuramente quello ufficiale che puoi scaricare da questa risorsa. Sorpresa: non c’è solo il pulsante retweet. Twitter mette a disposizione anche pulsanti...
5 fonti alternative per i tuoi post

5 fonti alternative per i tuoi post

Uno dei principali problemi di ogni blogger che si rispetti? Trovare e organizzare nuove fonti. Fonti che sono importanti per la tua attività online. Attraverso le fonti, infatti, puoi mantenere il contatto con il tuo universo professionale, puoi trovare nuove idee (attenzione, non copiare) e puoi lavorare sul target: seguire le fonti è una componente […]

Uno dei principali problemi di ogni blogger che si rispetti? Trovare e organizzare nuove fonti. Fonti che sono importanti per la tua attività online. Attraverso le fonti, infatti, puoi mantenere il contatto con il tuo universo professionale, puoi trovare nuove idee (attenzione, non copiare) e puoi lavorare sul target: seguire le fonti è una componente fondamentale per scoprire i gusti del tuo pubblico. In primo luogo perché metti a fuoco gli argomenti affrontati dai tuoi colleghi, ma soprattutto perché puoi seguire le discussioni e le opinioni lasciate nei commenti. Ovvero espressione diretta dei tuoi potenziali lettori. Seguire le fonti è indispensabile, così come è indispensabile scoprire sempre indirizzi nuovi (che ovviamente devi valutare con cura). Vuoi sapere come faccio? Feedly Un feed render che ti aiuta a scoprire nuovi blog: ecco cosa è Feedly. Nella Home Page ti aspetta una classifica di blog e riviste online divisa per argomenti, e appena inserisci un indirizzo da archiviare Feedly si mette in moto. Ti suggerisce, in alto a destra, nuovi blog del settore. Ovviamente questa è solo la funzione accessoria di un feed render che mette ordine tra i tuoi aggiornamenti grazie a un articolato sistema di tag e cartelle. Scoop.it Questa piattaforma ti permette di selezionare e ripubblicare articoli scoperti in rete. È il principale strumento per fare content curation: crei una pagina dedicata a un argomento e la arricchisci con i contenuti più interessanti. Il mio consiglio: fai una ricerca e trova tutte le pagine su Scoop.it dedicate all’argomento. In questo modo puoi avere una selezione a monte, e sfogliare link già scelti da esperti del settore. Un consiglio: devi seguire solo...
Perché passare alla native advertising?

Perché passare alla native advertising?

Ormai è chiaro: su questo blog parliamo di Native Advertising. Cerchiamo di dare un quadro esaustivo dell’argomenti, di spiegare come questa forma di contenuti sponsorizzati siano ormai una realtà funzionale nel percorso editoriale. I classici banner nella sidebar, nell’area dedicata alle pubblicità, vengono ignorati. I contenuti di qualità, invece, vengono premiati. A patto che riescano […]

Ormai è chiaro: su questo blog parliamo di Native Advertising. Cerchiamo di dare un quadro esaustivo dell’argomenti, di spiegare come questa forma di contenuti sponsorizzati siano ormai una realtà funzionale nel percorso editoriale. I classici banner nella sidebar, nell’area dedicata alle pubblicità, vengono ignorati. I contenuti di qualità, invece, vengono premiati. A patto che riescano a farsi notare dal lettore esigente: proporre un contenuto mediocre è una pessima idea, e il rischio di essere ignorati e triplo nel caso dei contenuti sponsorizzati. Detto in altre parole: la native advertising deve essere in target, deve avere una chiara identificazione e deve essere qualitativamente ineccepibile. Queste sono le condizioni indispensabili per ottenere buoni risultati con la native advertising, ma sai quali sono i motivi che spingono i brand a contattare i grandi media per lavorare in questo campo. La risposta si trova in questa infografica di contently.com: i motivi che spingono marketer e brand a scegliere la native advertising al posto di altre forme di pubblicità si dividono in 5 punti fondamentali. Il 67% degli intervistati non ha dubbi: sceglie la native advertising per raggiungere il proprio target con un messaggio adeguato, rilevante, degno di nota. All’interno di un progetto editoriale già avviato, questa forma di pubblicità si sviluppa in autonomia pur rimanendo significativa per il target di riferimento. Basta banner slavati e decontestualizzati!   Con una percentuale del 63% si posiziona il secondo motivo per scegliere la native advertising: per aumentare l’engagement del consumatore. Ovvero per coinvolgere e chiamare in causa le persone a cui è diretto il messaggio. Anzi, le persone che dovrebbero acquistare il bene o il servizio pubblicizzato....