Aumenta le condivisioni del tuo blog ora!
Qual è l’obiettivo del tuo blog? Vuoi aumentare le visite? Vuoi fare lead generation? Vuoi proporre nuovi servizi ai lettori? Bene, in ogni caso hai bisogno delle condivisioni. Hai bisogno dei tuoi lettori fidati e delle loro condivisioni: hai bisogno dello share. Un tempo si andava avanti solo a colpi di ricerche, solo grazie a […]
Qual è l’obiettivo del tuo blog? Vuoi aumentare le visite? Vuoi fare lead generation? Vuoi proporre nuovi servizi ai lettori? Bene, in ogni caso hai bisogno delle condivisioni. Hai bisogno dei tuoi lettori fidati e delle loro condivisioni: hai bisogno dello share. Un tempo si andava avanti solo a colpi di ricerche, solo grazie a Google. Poi i social hanno guadagnato potere: sono diventati delle fonti di informazione. Le persone si aggiornano attraverso i social, cercano e trovano notizie grazie a Facebook, Twitter e Google Plus. Cosa significa questo? Significa che Il tuo blog deve ottimizzare il processo di condivisione se vuole sopravvivere. E deve farlo ora. Scommetto che vuoi sapere quali passi seguire, vero? Ho una piccola guida pronta per te. Social button La condivisione dei contenuti si basa su un fattore chiave: la presenza dei social button. Ovvero di quei bottoni che permettono al lettore di portare sulle bacheche di diverse piattaforme una pagina o un articolo del blog. Il primo passo da muovere è questo. Io consiglio di usare sempre i codici originali dei diversi social per inserire i button o di scegliere un plugin che ti permetta di organizzare bene risorse. Mi trovo molto bene con Really Simple Share Button e Flare: il primo allinea tutti i bottoni originali eliminando spazi e dislivelli, il secondo crea dei pulsanti di diverse forme anche sullo scorrimento laterale del post. Linearità e semplicità In ogni caso ti consiglio di evitare servizi diversi da quelli legati ai bottoni dei singoli servizi (in realtà questi plugin usano codice ufficiale). Il motivo? Molte alternative impongono passaggi di registrazione e autenticazione verso applicazioni terze:...
Il futuro dei contenuti al #webreevolution
Ripeti con me questa parola: contenuti. Ancora una volta: con-te.-nu-ti. Sai di cosa sto parlando, vero? Certo. Di parole pubblicate su un sito web o su un blog. L’articolo che stai leggendo, ad esempio, è un contenuto. Perfetto, nessuno lo mette in dubbio. L’articolo è un contenuto, un contenuto valido e interessante agli occhi dei […]
Ripeti con me questa parola: contenuti. Ancora una volta: con-te.-nu-ti. Sai di cosa sto parlando, vero? Certo. Di parole pubblicate su un sito web o su un blog. L’articolo che stai leggendo, ad esempio, è un contenuto. Perfetto, nessuno lo mette in dubbio. L’articolo è un contenuto, un contenuto valido e interessante agli occhi dei lettori. Ma c’è dell’altro. Non basta scrivere su un blog per definire una strategia di Content Marketing. Non basta pubblicare articoli e ricondividere sui nostri profili social i contenuti firmati di proprio pugno. No, non basta. Qualche giorno fa ho ascoltato gli interventi dei miei colleghi al WebReevolution e la strada tracciata nel settore dei contenuti va in una direzione completamente diversa. User Experience dei testi La prima presentazione che ho ascoltato, ad esempio, è stata quella di Valentina Falcinelli – amica, collega e già ospite nelle interviste di MediaBuzz. Il titolo della presentazione è di quelli che attirano l’attenzione: Karate UX, come un copy ti butta giù un testo muro di cemento. Argomento? Come modificare la presentazione dei testi in un’ottica di user experience. Ovvero come fare in modo che i testi siano realmente appetibili, facili da digerire. Non a caso Valentina, nella presentazione, fa la differenza tra una peperonata (il testo che arriva come un muro di parole) e una bella insalata caprese (testo pronto per la lettura). Le righe lunghe aumentano lo sforzo cognitivo. #webreevolution @valefalci pic.twitter.com/natRo2NDCf — Pennamontata (@Pennamontata) 4 Luglio 2014 Gli ingredienti di questo lifting: lavoro sugli spazi, quelli tra le parole che devono essere uguali e quelli di interlinea, allineamento a sinistra, immagini solo quando servono (nessuno muore se non ci si...
Piccola guida per combattere i troll sui blog
Allora, partiamo dalla base: cosa è un troll? Nella definizione fantasy (in realtà il termine proviene da questo tipo di letteratura) il troll è una figura tendenzialmente malvagia e di dimensioni abbondanti dal carattere violento e impulsivo. Il troll, in altre parole, è causa di problemi. E questo vale anche quando si palesa nei commenti […]
Allora, partiamo dalla base: cosa è un troll? Nella definizione fantasy (in realtà il termine proviene da questo tipo di letteratura) il troll è una figura tendenzialmente malvagia e di dimensioni abbondanti dal carattere violento e impulsivo. Il troll, in altre parole, è causa di problemi. E questo vale anche quando si palesa nei commenti dei tuoi blog. Il troll su internet è un individuo che sfrutta la comunicazione agevolata dal social web (non più una fonte unidirezionale ma un flusso bidirezionale) ma non ha alcun interesse al miglioramento del contenuto, tantomeno alla costruzione di un sapere condiviso e alla soluzione di problemi. Il troll ha un unico obiettivo: disturbare. Il troll vuole dare fastidio, vuole rovinare la conversazione accendendo un flame (un dibattito violento) basato sul nulla. Come raggiunge questi obiettivi? Due sono le strade più battute sui blog: Attacco relativo a un errore. Attacco alle idee o ai concetti. Cosa succede nel primo caso? Il troll individua un errore di battitura e inizia a percuotere con la sua mazza ferrata (è solo una metafora, eh) il tuo post con commenti violenti, quasi offensivi. Il dito è puntato sull’errore e da questo elemento viene definita la tua incapacità come blogger. Nel secondo caso il comportamento è simile ma si ripercuote sui concetti: attaccherà la sostanza del post, non sarà d’accordo con le tue opinioni e ti martellerà a tutto campo. Come si comporta un troll? L’atteggiamento tipico è quello dell’attacco a testa bassa (testo tutto maiuscolo, anonimato, eccesso di punti esclamativi, punti sospensivi): in questo caso è facile individuare e isolare il personaggio. Il troll rozzo usa un linguaggio volgare...
Google Plus: quel dettaglio che fa la differenza
Ormai hai capito come si muove il mondo, e hai colto l’importanza di Google Plus: non un semplice social ma una piattaforma che rappresenta la tua persona attraverso Google. Un concetto complicato, ma che trova massima esplicazione attraverso l’authorship. Un tempo i contenuti erano anonimi. Cioè, potevano essere firmati o meno (magari portavano quella triste […]
Ormai hai capito come si muove il mondo, e hai colto l’importanza di Google Plus: non un semplice social ma una piattaforma che rappresenta la tua persona attraverso Google. Un concetto complicato, ma che trova massima esplicazione attraverso l’authorship. Un tempo i contenuti erano anonimi. Cioè, potevano essere firmati o meno (magari portavano quella triste etichetta della redazione), ma agli occhi di Google la differenza era inesistente. Oggi, invece, Mountain View ti dà la possibilità di attribuire un tassello importante al contenuto per decretarne la qualità: la tua persona. E poi c’è la possibilità di inserire l’avatar nella serp, vicino ai propri risultati. Sfoglio la pagina e vedo il mio autore preferito: mi lancio con un clic veloce come una freccia perché spicca graficamente nella lista dei risultati. Ma, soprattutto, perché mi fido di quel nome e voglio leggere i suoi contenuti. Certo, lo so che John Mueller ha detto che si stanno muovendo nella direzione opposta e che vogliono togliere le foto dalle serp. Ma il valore dell’authorship non viene messo in discussione e comunque Google Plus non è solo questo. La tua domanda: come posso migliorare la mia presenza su Google Plus? Te lo dico io: partendo dai dettagli. Sono sempre i dettagli che fanno la differenza. Attenzione al motto Sai qual è? Quella stringa che si trova nella pagina informazioni, nella colonna dedicata alla storia. Nella maggior parte dei casi inseriamo la prima frase ridicola che ci passa per la testa, ma è un errore. Un grave errore. Motivo? Quella stringa verrà visualizzata nella hovercard, ovvero l’anteprima del tuo profilo che appare quando qualcuno ti cita nei post o...










