5 trucchi per il calendario editoriale del tuo blog

5 trucchi per il calendario editoriale del tuo blog

Una delle certezze incrollabili del tuo blog: la necessità di organizzare le pubblicazioni con un calendario editoriale. Ovvero con un modello capace di mettere ordine nel caos primordiale che regna nella mente di un blogger. Perché nella maggior parte dei casi questa è la realtà: un blogger, l’autore dei contenuti di una piattaforma personale o aziendale, non può gestire tutto a memoria. E non può neanche improvvisare ogni passo. Vero, il blogging viene dal cuore. Spesso si basa su un’improvvisazione, su un’idea appuntata al volo su un post-it e sviluppata durante le file e le attese di una giornata media. Sfruttare i tempi morti è indispensabile per il blogger, ma anche organizzare i contenuti è utile. In primo luogo per gestire gli argomenti, per non fossilizzare il blog su un unico tema. E poi per avere un quadro chiaro delle prossime azioni da intraprendere, soprattutto se il blog è aziendale e viene gestito insieme ad altri blogger. Ma è davvero così semplice creare un calendario editoriale? In linea di massima sì, puoi utilizzare un banale foglio di calcolo per gestire date e titoli. I più smaliziati usano Google Calendar o qualche plugin WordPress come Editorial Calendar, ma a volte non conta il mezzo. No, a volte conta il come si usa il mezzo. Ed è per questo che oggi voglio lasciarti 5 consigli per organizzare nel miglior modo possibile il calendario editoriale. Usa i colori All’interno del calendario editoriale puoi usare i colori per differenziare i titoli. Su Google Calendar, ad esempio, puoi dare un colore differente a ogni task mentre su un foglio di calcolo puoi colorare la casella....
Il tempo è tutto nel Social Media Marketing

Il tempo è tutto nel Social Media Marketing

Esatto. Il tempo è importante in questo settore: tutto si basa su un flusso di notizie che aggiorna in continuazione la home page di Twitter, di Facebook e di Google Plus. Le notizie scandiscono il tempo della nostra esistenza e tu devi essere capace di individuare e rilanciare il link giusto. Ma non è solo questa […]

Esatto. Il tempo è importante in questo settore: tutto si basa su un flusso di notizie che aggiorna in continuazione la home page di Twitter, di Facebook e di Google Plus. Le notizie scandiscono il tempo della nostra esistenza e tu devi essere capace di individuare e rilanciare il link giusto. Ma non è solo questa l’importanza del tempo. Sui social, soprattutto sei sei un brand o gestisci i social di un’azienda, devi risponde con rapidità. Sì perché queste piattaforme infrangono il mito della comunicazione monodirezionale e creano un canale di comunicazione per gli utenti. In altre parole, oggi il pubblico può parlare. Può creare contenuti e può anche dar voce al dissenso. Per questo il modo migliore per fare Social Media Marketing, e per evitare epic fail, è offrire beni o servizi di qualità. Un cliente soddisfatto è una fonte di problemi in meno sui social. Il secondo ingrediente per fare SMM, e in particolar modo per ottimizzare la voce dei clienti sui social, è sicuramente la gestione del tempo. Soprattutto per quanto concerne le risposte perché una cosa è chiara: gli utenti si aspettano risposte rapide. E se le aspettano perché cercano di bypassare i tipici canali, ma anche perché vogliono rendere pubblico il proprio stato. Sono felici per l’acquisto? Sono insoddisfatti? Hanno un problema? Tutto in pubblica piazza. E tu hai un compito: rispondere subito. Guarda questa dati raccolti da Marketing Land attraverso un sondaggio. Il 65 per cento dei partecipanti vuole una risposta entro due ore o meno, e il 20 per cento si aspetta una risposta in 30 minuti o meno. Tempi ristretti, tempi che prevedono la presenza...
Sponsored content: come guadagnare credibilità

Sponsored content: come guadagnare credibilità

La pubblicazione di contenuti sponsorizzati, nell’universo della native advertising, lascia ancora grandi interrogativi. Uno su tutti: come si guadagna credibilità in questo campo? Più volte abbiamo indicato questi contenuti come perfettamente in linea con le esigenze del lettore una volta rispettate le norme della chiarezza del brand e dell’utilità del contenuto. Eppure ci sono ancora incertezze. […]

La pubblicazione di contenuti sponsorizzati, nell’universo della native advertising, lascia ancora grandi interrogativi. Uno su tutti: come si guadagna credibilità in questo campo? Più volte abbiamo indicato questi contenuti come perfettamente in linea con le esigenze del lettore una volta rispettate le norme della chiarezza del brand e dell’utilità del contenuto. Eppure ci sono ancora incertezze. Non solo: ci sono anche punti fermi in questo mondo. Uno, ad esempio, riguarda le continue difficoltà riscontrate in un sistema pubblicitario basato solo sui banner. Difficile catturare l’attenzione di buon pubblico sempre più abituato alla presenza dei banner, e sempre più bravo a evitarli. Relegare la tua presenza sponsorizzata alla sidebar è poco producente: meglio farsi riconoscere come autore di articoli utili. La strada dei contenuti sponsorizzati si fa, di conseguenza, sempre più necessaria. Al tempo stesso, diventa utile un’operazione di credibilità capace di rafforzare le pubblicazioni sponsorizzate agli occhi dei lettori. Sta diventando un problema, vero? Niente paura: ho preso qualche consiglio da questo post di contently che puoi facilmente adattare al tuo modello. Non risparmiare in chiarezza Lo sai, apparire come contenuto sponsorizzato in home page può diminuire il click trought rate e le persone possono passare oltre.  Ma questo non conta: devi pensare sempre alla chiarezza. Quindi devi dire esattamente quello che il lettore andrà a cliccare e a leggere: niente trucchi e niente inganni. Solo trasparenza. Lavora con pubblicità e messaggi eticamente corretti. Non è una questione di buonismo ma di come puoi ottenere dei vantaggi di immagine attraverso la pubblicità. Mantieni alto lo standard I tuoi contenuti sponsorizzati devono seguire la strada dell’eccellenza. Per quanto possa essere scritto da un brand, un articolo...
Quanto vale una condivisione?

Quanto vale una condivisione?

Molto. Una condivisione ha un gran valore. Rappresenta il giudizio (tutto sommato) positivo nei confronti del tuo operato. Una condivisione (che sia fatta attraverso Facebook, Google Plus o Twitter non ha importanza in questa sede) racchiude una scelta interessata al tuo lavoro. Al lavoro che hai svolto nel corso dei mesi, degli anni. Sì perché […]

Molto. Una condivisione ha un gran valore. Rappresenta il giudizio (tutto sommato) positivo nei confronti del tuo operato. Una condivisione (che sia fatta attraverso Facebook, Google Plus o Twitter non ha importanza in questa sede) racchiude una scelta interessata al tuo lavoro. Al lavoro che hai svolto nel corso dei mesi, degli anni. Sì perché la condivisione del contenuto non veicola solo l’articolo: condivide la tua idea, il tuo progetto, la tua visione. In un articolo non c’è solo il contenuto scritto, ma anche quello non scritto. E questo contenuto non nasce in un giorno o due, non si formano in poche ore. Chi condivide il tuo post condivide (in linea di massima) il tuo modo di vedere un determinato argomento. Condivide un’idea, non solo una combinazione di consonanti e vocali. La condivisione è arricchimento dell’altro, arricchimento di chi riceve. Ma è anche azione gradita da chi viene condiviso. Per questo dovrebbe essere ripagata con una parola gentile. Con un grazie. Sui social è facile, basta lasciare un commento. Non sempre è possibile a causa del tempo: io a volte non riesco a ringraziare tutte le persone che condividono i miei post. Chi mi conosce, però, sa che sono grato a ogni singola persona che mi dedica attenzione. Perché conosco il vero valore di una condivisione. Un valore che – da un punto di vista squisitamente tecnico – si divide in due rami distinti e separati: la diffusione del contenuto che hai creato e quella del tuo nome, del tuo brand. La diffusione del contenuto è fine a sé stessa: permette al link di farsi cliccare e al messaggio...
7 modi per sfruttare le immagini su Facebook

7 modi per sfruttare le immagini su Facebook

L’importanza delle immagini nel social media marketing è ormai cosa nota. In un web sempre più congestionato e gonfio di informazioni tu devi attirare l’attenzione del follower o del fan. Delle persone. Come? Con Le immagini, mi sembra ovvio. Beh, ovvio è una parola grossa. Non ci sono solo le immagini, la faretra del social […]

L’importanza delle immagini nel social media marketing è ormai cosa nota. In un web sempre più congestionato e gonfio di informazioni tu devi attirare l’attenzione del follower o del fan. Delle persone. Come? Con Le immagini, mi sembra ovvio. Beh, ovvio è una parola grossa. Non ci sono solo le immagini, la faretra del social media marketer è piena di frecce (vuoi forse sminuire l’importanza della scrittura?) ma è un dato acquisito che le immagini fanno bene ai social. Fanno bene a Twitter, a Google Plus e a Facebook. Soprattutto a Facebook. Lasciare solo questa informazione però vuol dire abbandonare i contenuti al proprio destino. Vuol dire improvvisare. Basta pubblicare un’immagine accattivante (magari un gattino) per trovare il Santo Graal del visual content? Non è così. Le immagini possono essere usate in mille modi diversi su Facebook. Ecco la prova tangibile. 1. Sfruttare gli stereotipi Se ti rivolgi a una categoria di professionisti o a un target con un buon senso dell’umorismo (non sempre è presente questo dettaglio, eh) puoi utilizzare le immagini per fare leva sugli stereotipi, su elementi divertenti che fanno parte dell’esistenza del target stesso. I meme sono perfetti. Attraverso immagini codificate e condivise da un pubblico più o meno ampio puoi far leva sull’ironia e trasformare un’immagine in qualcosa di piacevole da condividere. Per creare il tuo meme ci sono diversi strumenti online: io preferisco Meme Generator, legato a un ottimo catalogo. 2. Coinvolgere il pubblico Un trucco che uso spesso. Se lavori con un bene è molto semplice: basta mettere due oggetti a confronto e chiedere ai fan di scegliere. Magari con una motivazione. L’oggetto...