Come aumentare le conversioni con un semplice bottone

Come aumentare le conversioni con un semplice bottone

Il tuo blog ha un obiettivo: portare i lettori verso una landing page. E anche questa risorsa ha un obiettivo ben preciso: convertire. Esatto. La pagina di atterraggio deve trasformare un lettore in un utente per la tua attività. Ci sono landing page pensate per vendere prodotti e servizi, altre ottimizzate per acquisire contatti (dette anche squeeze page) e altre ancora per permettere il download gratuito di una risorsa. Cosa caratterizza tutte queste pagine? La presenza di un bottone con una call to action. Ovvero con una frase che richiami l’attenzione dell’utente e lo inviti a compiere un’azione. Sembra un dettaglio insignificante (invece del bottone posso inserire un normalissimo link) eppure questo stratagemma permette di ottimizzare le conversioni della pagina. Ma ci sono dei consigli che possono aiutarti a ottenere risultati sempre migliori. Forma, colore e posizione I bottoni che funzionano meglio sono quelli con i bordi arrotondati, con ombre simili a quelle di un pulsante reale. Inoltre deve essere cliccabile, deve simulare l’effetto del click nel momento in cui lo schiacci. Detto in altre parole deve sembrare un bottone reale. E deve avere un colore rassicurante, capace di tranquillizzare l’utente che sta per effettuare la sua scelta. Il rosso ricorda il pericolo, qualcosa di vietato, il verde invece si avvicina a qualcosa di piacevole e di non pericoloso. Per approfondire ti consiglio di dare uno sguardo a questo articolo. Ancora un dettaglio: ricorda di dare spazio bianco intorno al pulsante. In questo modo eviti di chiuderlo e di attirare l’attenzione dell’utente con altri elementi. Ricorda che quel pulsante deve essere ben visibile perché è l’elemento più importante della...
Webwriting, strategia e buoni contenuti: intervista a Cristiana Tumedei

Webwriting, strategia e buoni contenuti: intervista a Cristiana Tumedei

Senza contenuti non si va avanti nel mondo del web. Lo sai bene, conosci il valore di questa attività. E sai bene quanto sia utile per un blog, per un sito web e per una strategia di social media marketing avere contenuti degni di tale nome. Sai qual è la soluzione? Lavorare con professionisti capaci […]

Senza contenuti non si va avanti nel mondo del web. Lo sai bene, conosci il valore di questa attività. E sai bene quanto sia utile per un blog, per un sito web e per una strategia di social media marketing avere contenuti degni di tale nome. Sai qual è la soluzione? Lavorare con professionisti capaci di scrivere per il web. Esatto, sto parlando di webwriter in grado di organizzare, pianificare e limare le parole intorno alle esigenze del pubblico. Oggi la nostra attenzione è tutta per Cristiana Tumedei, digital strategist, copy e blogger. Ciao! Iniziamo dalle presentazioni: chi sei e di cosa ti occupi? Ciao! Sono Cristiana Tumedei. In rete mi trovi come @cristumedei. Di cosa mi occupo? Non sai quanto vorrei potertelo dire usando una sola parola! Va beh, dai, ci provo. Sono una strategist, una consulente di comunicazione e marketing. In sostanza, do una mano a chi ha tanto da dire ma non sa come fare. Sia fuori, che dentro la rete. Racconta ai lettori come hai iniziato. A un passo dalla laurea in Scienze Politiche – indirizzo Scienze Internazionali e Diplomatiche – decisi che era arrivato il momento di dar forma alle mie passioni. Così, iniziai a collaborare con alcune Agenzie di Comunicazione. Mi sono subito ritrovata fra comunicati stampa, attività di copywriting, pianificazione. E non solo. Mi sono anche messa alla prova come account. La passione per il web è arrivata in un secondo momento. Sì, sono una persona sospesa tra analogico e digitale. Forse è per questo che – ogni tanto – sento l’esigenza di staccare. Meglio lavorare come un lupo solitario o in team? Lavorare...
Il fattore chiave per il tuo brand? Il tempo!

Il fattore chiave per il tuo brand? Il tempo!

Esatto. Il tempo è determinante per migliorare il tuo brand online. Il motivo è semplice, quasi banale: le persone sono abituate a un web veloce, immediato, senza interruzioni e pause inutili. Gli impegni di lavoro si moltiplicano (le entrate forse no), le notifiche via email, Facebook, Skype e Hangout perseguitano il professionista che ha deciso […]

Esatto. Il tempo è determinante per migliorare il tuo brand online. Il motivo è semplice, quasi banale: le persone sono abituate a un web veloce, immediato, senza interruzioni e pause inutili. Gli impegni di lavoro si moltiplicano (le entrate forse no), le notifiche via email, Facebook, Skype e Hangout perseguitano il professionista che ha deciso di trasferire la propria attività online. Per questo hai un obbligo ben preciso: sfruttare il tempo. Come? In primo luogo puoi velocizzare tutto ciò che riguarda il rapporto tra sito web (o blog) e utente. Ripeto il concetto: il pubblico vuole risultati rapidi e meccanismi veloci. Soprattutto, non vuole ostacoli. Ostacoli che, molto probabilmente, si trovano anche sul tuo sito web. La prima operazione da pianificare per presentarti nel migliore dei modi al pubblico è velocizzare il caricamento del sito web: un sito di prenotazioni e di acquisti online che ti fa risparmiare tempo ha minori probabilità di essere abbandonato. Sito più veloce, operazioni rapide, cliente soddisfatto. Il tuo brand ne guadagna, non credi? Per velocizzare un sito devi seguire le tecniche di ottimizzazione che ti suggerisce lo speed tool di Google e devi scegliere un buon hosting. Giusto per darti un’idea: guarda come influisce il tempo di caricamento di una pagina sui risultati che vuoi raggiungere (e qui non stiamo parlando solo di brand ma anche di incassi). Non basta essere veloce No, non basta. Il tuo sito deve essere anche semplice da navigare, da leggere, e i form devono puntare all’essenziale. Evita campi inutili, non chiedere informazioni superflue agli utenti che compilano un modulo: ogni secondo che passano sul sito cercando di compilare...
Intervista a Nicola Carmignani, blogger e digital strategist

Intervista a Nicola Carmignani, blogger e digital strategist

Intervista dopo intervista stiamo creando una mappa delle conoscenze, stiamo sondando le opinioni degli esperti di social, SEO, web marketing e digital advertising. Dopo un’esperta di Google Plus come Michaela Matichecchia arriva un nome importante per chi ha Instagram tra i propri interessi. Stiamo parlando di Nicola Carmignani. La sua passione? Social e caffè! Ciao! […]

Intervista dopo intervista stiamo creando una mappa delle conoscenze, stiamo sondando le opinioni degli esperti di social, SEO, web marketing e digital advertising. Dopo un’esperta di Google Plus come Michaela Matichecchia arriva un nome importante per chi ha Instagram tra i propri interessi. Stiamo parlando di Nicola Carmignani. La sua passione? Social e caffè! Ciao! Chi sei e di cosa ti occupi? Sono Nicola “@nicocarmigna” Carmignani e sono sempre connesso in quanto vivo e lavoro online. Per spiegarti di cosa mi occupo potrei usare parole come “Social Media Specialist”, “Blogger” o “Digital Strategist” ma preferisco dire che mi piace aiutare brand e aziende a comunicare online e a farsi trovare su Internet promuovendo i loro prodotti e servizi attraverso i social media. Come hai iniziato? Laureato in Informatica all’Università di Pisa, dopo una breve esperienza accademica mi sono quasi interamente dedicato al mondo del web, prima come developer poi come project manager, con esperienze SEO, content management e web marketing. La grande passione per i social network è nata per caso e curiosità così da farlo diventare un vero e proprio mestiere. Così ho messo in pratica gli studi effettuati, la propensione alle relazioni sociali e mi sono rimboccato le maniche (e continuo a farlo) per studiare e colmare le mie lacune personali e professionali per riuscire meglio nel mio lavoro. Meglio lavorare come freelance o in team? Purtroppo non esiste un’unica risposta e la formula magica per rispondere è “dipende”. Essere il capo di sé stessi può ovviamente essere un vantaggio in molti casi ma il confronto e lo scambio di idee è un aspetto fondamentale che spesso...
7 social epic fail italiani da ricordare in eterno

7 social epic fail italiani da ricordare in eterno

Ho già accennato all’importanza dei social nelle dinamiche aziendali, e soprattutto a quanto siano importanti nel settore del customer care. Le aziende possono aiutare i clienti a trovare la soluzione anche con i social: basta un tweet e un messaggio su Facebook e tutto si risolve. O quasi. I social ti aiutano a fare support, […]

Ho già accennato all’importanza dei social nelle dinamiche aziendali, e soprattutto a quanto siano importanti nel settore del customer care. Le aziende possono aiutare i clienti a trovare la soluzione anche con i social: basta un tweet e un messaggio su Facebook e tutto si risolve. O quasi. I social ti aiutano a fare support, ti permettono di individuare dei dati che non avresti trovato facilmente, e fanno parte della tua content marketing strategy. Ma possono anche trascinarti in basso, molto in basso. Basta mettere un piede nel social media fail. Il social media epic fail è il classico errore che viene trascinato oppure non riconosciuto come tale, e che si trasforma in una valanga con una velocità degna del miglior circuito virale. Basta un attimo per sbagliare e rendere il tuo brand indimenticabile. In negativo, ovviamente. Ecco qualche link da salvare nei preferiti per non dimenticare (ho fatto una selezione solo tra i casi nostrani). Algida Uno dei social media fail più famosi tra gli addetti ai lavori. In occasione della festa della donna la Facebook Fan Page dell’Algida pubblica una foto di un gelato: “Una rosa al cioccolato per tutte le donne”. Peccato che ci sia poca somiglianza tra una rosa e il gelato nella foto che in realtà ricorda ben altro. I fan iniziano a commentare la foto. I responsabili se ne accorgono e rimediano all’errore pubblicando un’altra foto sicuramente migliore. Piccolo problema: l’immagine è stata presa da Flickr senza mostrare la fonte. Un errore sotto un certo punto di vista ancora più grave. Trenitalia La principale società italiana per la gestione del trasporto ferroviario ha...
Abbiamo bisogno di un content marketing team

Abbiamo bisogno di un content marketing team

In principio era il lavoro diviso in settori chiari, distinti, non influenzati. In principio si lavorava così, divisi da compartimenti stagni: da una parte c’era il SEO, da un’altra parte c’era il settore social e poi la grafica. Il webwriter non c’era ancora. Poi i motori di ricerca hanno dettato un passo differente, hanno iniziato […]

In principio era il lavoro diviso in settori chiari, distinti, non influenzati. In principio si lavorava così, divisi da compartimenti stagni: da una parte c’era il SEO, da un’altra parte c’era il settore social e poi la grafica. Il webwriter non c’era ancora. Poi i motori di ricerca hanno dettato un passo differente, hanno iniziato a puntare su contenuti di qualità. E i social hanno acquisito un peso diverso in una strategia di web marketing. Il lavoro isolato, diviso in reparti indipendenti, è diventato obsoleto. Anzi, è diventato controproducente. Perché il risultato è nettamente inferiore quando si ostacolano le sinergie tra il tuo gruppo di lavoro. Facciamo un esempio banale: il webwriter. Chi scrive contenuti per il web deve essere in piena sintonia con le persone che si occupano della SEO, e deve collaborare con la sezione social e perfino con il reparto che si occupa del customer care. Il motivo? Tutto deve seguire una linea editoriale, un tone of voice definito. Ognuno ha le proprie competenze, certo. Ogni settore del tuo business ha delle conoscenze specifiche, delle attività che non possono essere condivise con gli altri membri del team. Ma in un content marketing team, ovvero in una squadra che vuole studiare e creare i contenuti necessari per promuovere la tua attività, c’è bisogno di una sinergia di fondo. Il punto è semplice: i motori di ricerca e gli utenti hanno sete di contenuti. E per migliorare la produzione di questo “nettare” così prezioso per la tua attività hai bisogno di comunicazione, di collaborazione tra i diversi settori. Certo, tutto vero. Ma ha anche bisogno di una figura...