Gestire una pagina Facebook: gli errori più insidiosi
Ormai le pagine Facebook rappresentano una chiave indispensabile in una strategia di Web Marketing. Aziende e liberi professionisti, piccole e medie realtà, grandi imprese: tutti fanno leva sulle Facebook Fan Page. E i risultati? Dipende dai momenti, ma spesso sono completamente assenti. La verità? C’è molta improvvisazione, ci sono persone che non hanno pietà per […]
Ormai le pagine Facebook rappresentano una chiave indispensabile in una strategia di Web Marketing. Aziende e liberi professionisti, piccole e medie realtà, grandi imprese: tutti fanno leva sulle Facebook Fan Page. E i risultati? Dipende dai momenti, ma spesso sono completamente assenti. La verità? C’è molta improvvisazione, ci sono persone che non hanno pietà per la propria immagine online e affidano la gestione dei social a chi, in realtà, non conosce i social. Lasciano le pagine a chi non conosce le tecniche del community manager e non ha la minima idea delle fatiche di chi si occupa di social media marketing. Magari le lasciano nelle mani “sapienti” del famoso nipote tuttofare. Risultato? Piccoli e grandi sviste, a volta veri e propri epic fail. Eppure basta poco per evitare una figuraccia: a volte devi solo riguardare quello che hai creato, ma ci sono degli errori veramente insidiosi. Ecco quelli che conosco e che ho imparato a evitare. Pensa sempre al doppio senso Sai qual è il territorio fertile per l’epic fail? Il doppio senso. Ovvero quello processo mentale che porta le persone ad attribuire un significato al tuo messaggio diverso da quello che avevi in mente. Quanti tipi di doppio senso esistono? Principalmente due: le immagini e il testo. Con il video è più difficile cadere in questo turbine perché dà un ventaglio di informazioni più ampio e permette di chiarire il tuo significato prima che scatti il meccanismo. Testo e immagini, invece, sono dei canali perfetti per far passere un doppio senso. Il web è pieno di frasi interpretate in modo diverso e di immagini dalla duplice lettura. Per evitare questo problema...
Social e customer care: 5 consigli per interagire con i clienti
Hai un’azienda, sei un libero professionista, e hai una buona attività sui social. Hai una pagina Facebook, magari anche un account Twitter e una pagina Google Plus (che non è un semplice social, eh). Le condivisioni si susseguono, ottieni buoni risultati e le risposte dei follower/fan ci sono. Poi all’improvviso arriva il momento tanto atteso: […]
Hai un’azienda, sei un libero professionista, e hai una buona attività sui social. Hai una pagina Facebook, magari anche un account Twitter e una pagina Google Plus (che non è un semplice social, eh). Le condivisioni si susseguono, ottieni buoni risultati e le risposte dei follower/fan ci sono. Poi all’improvviso arriva il momento tanto atteso: il cliente cerca lo scambio via social. Lascia un commento che ha bisogno della tua interazione, non è il classico messaggio circostanza: “Ciao, come stai. Che bella questa foto”. Esatto. Arriva il momento in cui devi interagire con il cliente, devi portare avanti uno scambio che – lo sai, te ne rendi conto – può influenzare le vendite. In positivo o in negativo, in modo diretto o indiretto. Basta rispondere, giusto? Certo, la base è questa. Ma ci sono delle sfumature che possono fare la differenza. Fare customer care è un’arte e il tuo brand può risentirne. Ecco 5 consigli per ottenere buoni risultati. 1. Educazione, sempre Banale? Eppure molti epic fail nascono da un moto di rabbia, da un’insofferenza, da una parola usata nel modo sbagliato. Gestire una community vuol dire misurare le pulsioni, e lavorare sempre con educazione. Partiamo dal primo step: ciao, buongiorno, a presto, spero che tutti si risolva, siamo a tua disposizione. Queste parole sono semplici, elementari, ma rappresentano il punto di partenza. Per interagire con i tuoi clienti può usare mille tecniche e mille strumenti ma se se ignori l’educazione rimarrai sempre a un livello base. 2. Stimolare una reazione Il cliente lascia una domanda e tu rispondi, ma vuoi proseguire la conversazione. Vuoi creare movimento sulla pagina,...
Le domande che ti aiuteranno a scrivere il prossimo post
I grandi errori del blogging? Ce ne sono tanti e sono anche abbastanza evidenti: c’è chi inizia a scrivere senza pensare al proprio target, c’è chi lavora lasciandosi guidare solo dall’istinto e chi invece vuole calcolare tutto. Proprio tutto. Lavorare nel mondo del blogging, nella maggior parte dei casi, vuol dire procedere in equilibrio tra incertezze […]
I grandi errori del blogging? Ce ne sono tanti e sono anche abbastanza evidenti: c’è chi inizia a scrivere senza pensare al proprio target, c’è chi lavora lasciandosi guidare solo dall’istinto e chi invece vuole calcolare tutto. Proprio tutto. Lavorare nel mondo del blogging, nella maggior parte dei casi, vuol dire procedere in equilibrio tra incertezze cosmiche e misurazione millimetrica. Tante sono le variabili, ma c’è un aspetto che riguarda solo ed esclusivamente l’autore: la capacità di autoanalisi. L’autore, detto in altre parole, è capace di farsi delle domande prima di iniziare a lavorare? Basta che si lanci nella mischia per ottenere buoni risultati? Deve riflettere come un monaco tibetano prima di scrivere e pubblicare? Sì. Deve riflettere. Forse non proprio come un monaco votato alla pace dei sensi, ma deve riflettere. Ecco perché voglio introdurre quelle che, secondo me, sono le domande indispensabili per un blogger. Soprattutto prima di pubblicare l’ennesimo post. Hai rispettato la tua nicchia? Credo che questa domanda sia molto importante perché per un blogger è facile, fin troppo facile, andare contro gli interessi della nicchia di riferimento. Mi spiego meglio. Quando scegli un argomento, quando scrivi un titolo, quando usi un termine piuttosto che un altro stai parlando al tuo pubblico. Ovvero alle persone che ti leggeranno. Ma il tuo obiettivo è un altro: il tuo obiettivo è la nicchia, quella porzione di pubblico strettamente targettizzato che sceglie il tuo blog come punto di riferimento. Ecco, le scelte non devono essere prese per un pubblico generico. La scrittura deve rispettare gli interessi della nicchia. A patto che tu voglia lavorare con le persone che fanno...
Aumenta le condivisioni del tuo blog ora!
Qual è l’obiettivo del tuo blog? Vuoi aumentare le visite? Vuoi fare lead generation? Vuoi proporre nuovi servizi ai lettori? Bene, in ogni caso hai bisogno delle condivisioni. Hai bisogno dei tuoi lettori fidati e delle loro condivisioni: hai bisogno dello share. Un tempo si andava avanti solo a colpi di ricerche, solo grazie a […]
Qual è l’obiettivo del tuo blog? Vuoi aumentare le visite? Vuoi fare lead generation? Vuoi proporre nuovi servizi ai lettori? Bene, in ogni caso hai bisogno delle condivisioni. Hai bisogno dei tuoi lettori fidati e delle loro condivisioni: hai bisogno dello share. Un tempo si andava avanti solo a colpi di ricerche, solo grazie a Google. Poi i social hanno guadagnato potere: sono diventati delle fonti di informazione. Le persone si aggiornano attraverso i social, cercano e trovano notizie grazie a Facebook, Twitter e Google Plus. Cosa significa questo? Significa che Il tuo blog deve ottimizzare il processo di condivisione se vuole sopravvivere. E deve farlo ora. Scommetto che vuoi sapere quali passi seguire, vero? Ho una piccola guida pronta per te. Social button La condivisione dei contenuti si basa su un fattore chiave: la presenza dei social button. Ovvero di quei bottoni che permettono al lettore di portare sulle bacheche di diverse piattaforme una pagina o un articolo del blog. Il primo passo da muovere è questo. Io consiglio di usare sempre i codici originali dei diversi social per inserire i button o di scegliere un plugin che ti permetta di organizzare bene risorse. Mi trovo molto bene con Really Simple Share Button e Flare: il primo allinea tutti i bottoni originali eliminando spazi e dislivelli, il secondo crea dei pulsanti di diverse forme anche sullo scorrimento laterale del post. Linearità e semplicità In ogni caso ti consiglio di evitare servizi diversi da quelli legati ai bottoni dei singoli servizi (in realtà questi plugin usano codice ufficiale). Il motivo? Molte alternative impongono passaggi di registrazione e autenticazione verso applicazioni terze:...
Piccola guida per combattere i troll sui blog
Allora, partiamo dalla base: cosa è un troll? Nella definizione fantasy (in realtà il termine proviene da questo tipo di letteratura) il troll è una figura tendenzialmente malvagia e di dimensioni abbondanti dal carattere violento e impulsivo. Il troll, in altre parole, è causa di problemi. E questo vale anche quando si palesa nei commenti […]
Allora, partiamo dalla base: cosa è un troll? Nella definizione fantasy (in realtà il termine proviene da questo tipo di letteratura) il troll è una figura tendenzialmente malvagia e di dimensioni abbondanti dal carattere violento e impulsivo. Il troll, in altre parole, è causa di problemi. E questo vale anche quando si palesa nei commenti dei tuoi blog. Il troll su internet è un individuo che sfrutta la comunicazione agevolata dal social web (non più una fonte unidirezionale ma un flusso bidirezionale) ma non ha alcun interesse al miglioramento del contenuto, tantomeno alla costruzione di un sapere condiviso e alla soluzione di problemi. Il troll ha un unico obiettivo: disturbare. Il troll vuole dare fastidio, vuole rovinare la conversazione accendendo un flame (un dibattito violento) basato sul nulla. Come raggiunge questi obiettivi? Due sono le strade più battute sui blog: Attacco relativo a un errore. Attacco alle idee o ai concetti. Cosa succede nel primo caso? Il troll individua un errore di battitura e inizia a percuotere con la sua mazza ferrata (è solo una metafora, eh) il tuo post con commenti violenti, quasi offensivi. Il dito è puntato sull’errore e da questo elemento viene definita la tua incapacità come blogger. Nel secondo caso il comportamento è simile ma si ripercuote sui concetti: attaccherà la sostanza del post, non sarà d’accordo con le tue opinioni e ti martellerà a tutto campo. Come si comporta un troll? L’atteggiamento tipico è quello dell’attacco a testa bassa (testo tutto maiuscolo, anonimato, eccesso di punti esclamativi, punti sospensivi): in questo caso è facile individuare e isolare il personaggio. Il troll rozzo usa un linguaggio volgare...










